TRA CONVENTION ED ASSEMBLEE DOVE VANNO I CATTOLICI

Coloro che hanno seguito il mio impegno politico sanno che, dopo il sostegno elettorale agli amici candidati del Popolo della Famiglia alle amministrative 2016, ho deciso di interrompere quell’esperienza perché non ne condivido il metodo. Nelle scorse settimane molti amici mi hanno onorato di contattarmi per coinvolgermi in iniziative e valutare di riprendere un attivismo che metta al centro la dottrina sociale cattolica.

Le elezioni non sono alle porte e quindi non è necessario accelerare i tempi per maturare decisioni o scelte di un aspirante che – in assenza delle necessarie condizioni – non ha avuto l’ordine del dottore di fare politica. Molti, invece, vanno in giro con i certificati falsi.

E’ evidente che i cattolici non hanno pressoché più rappresentanza parlamentare. E de pari evidente che il cosiddetto “centro” ha perso qualsiasi coordinata, essendo venuti meno anche destra e sinistra soprattutto grazie alla crescita del Movimento 5 Stelle privo di riferimenti nella tradizione politica. Provate a chiedere ad un attivista pentastellato quale sia la sua visione: socialista o liberale? E’ probabile che confonda posizioni di estrazione diverse, imbevuto com’è dell’ideologia su cui si radica il movimento: il relativismo.

Ma tornando ai cattolici. E’ sotto gli occhi di tutti la grave responsabilità di aver disperso i frutti dei family day del 2015 e del 2016: ecco perché si moltiplicano assemblee e convention tra molti di coloro che hanno dato un fattivo contributo per la mobilitazione popolare, dalla quale avrebbe dovuto nascere un nuovo cattolicesimo in politica.

La principale responsabilità dei leader, da Gandolfini ad Adinolfi, da Pillon ad Amato, è quantomeno l’errore di metodo. C’è un vuoto politico che si può riempire seguendo due strade: aumentare il consenso di un gruppo politico già esistente oppure generarne uno nuovo. Si tratta di due strade diverse che si stanno seguendo, con una scissione che disperde energie positive ed ha già deluso molti.

Ma chi sceglie quale strada sia quella giusta per rivitalizzare l’impegno cattolico in politica?

L’esperienza avuta con il gruppo di Adinolfi me lo ha mostrato chiaramente. Sceglie il leader, o al più un cerchietto un quadrato magico o spirituale. Mai la base. La nascita del Popolo della Famiglia porta con sé il peccato originale di non esser stata concepita dal travaglio democratico di un’assemblea di coloro che avevano aderito al Family Day promosso dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli. Pillon e Amato, Savarese e Adinolfi, hanno discusso e, per molti, anche litigato in una stanza chiusa. Esattamente come fanno tanti leader o garanti dei tanto contestati partiti vecchi o movimenti nuovi.

Senza base non ci sono altezze” e lo slogan che campeggia su un gruppo facebook del Movimento 5 Stelle. E vero. Ma a quanto pare la base serve solo a costruire l’altezza di chi vuole decidere da solo senza condivisione e partecipazione (due metodi necessari descritti nel libro RICETTEXROMA).

In questo contesto, mi resta solo da augurare buon viaggio: tanto entrambe le strade, se pure portino a Roma (Piazza Montecitorio), sono già vecchie.

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