VENTI DI GUERRA SUL FRONTE OCCIDENTALE

Le notizie che provengono dall’Ucraina pongono tutto l’occidente nella preoccupazione di una guerra che pare già in corso, con manovre militari ed esercitazione dei civili. Tutto quello che si riesce a comprendere dai media è solo una piccola parte della questione russa che riguarda il rapporto tra il Cremlino e l’occidente. Ma poi, a ben vedere, noi siamo l’occidente di cosa?

Purtroppo così come nel contesto politico nazionale destra e sinistra hanno perso una identità politica (se addirittura Calenda, col suo partito borghese, si propone come voce di sinistra), anche nel quadro internazionale i media continuano ad usare termini del ‘900 e, allo stesso tempo, precisano che lo scenario che affrontiamo e del tutto nuovo.

Intanto vale la pena ricordare che la guerra in Europa non è un ricordo che risale alla metà del secolo scorso. Il Kosovo e la Serbia, che fino a prova contraria sono paesi del continente europeo, negli anni novanta furono oggetto di operazioni militari con la diretta partecipazione dell’Italia. L’Italia ripudia la guerra, ma a convenienza degli alleati, si adatta. La guerra alle porte dell’Europa c’è stata anche un decennio fa, quando nel marzo 2011 la Francia ha deciso di cambiare gli equilibri geopolitici dell’Africa settentrionale, attaccando la Libia.

Insomma ogni dieci anni ci sono venti di guerra perché il mondo ha bisogno di una scossa. Non mi pare però che Putin possa essere ricordato come un guerrafondaio nella storia contemporanea. Ma tant’è agli occhi del mondo sarebbe la Russia a provocare il conflitto in una Ucraina che, in parte, sogna di entrare nella Nato e nell’Unione Europea.

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