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DA TANGENTOPOLI A IGNORANTOPOLI?

Oggi ricorrono i trent’anni di tangentopoli, l’inchiesta giudiziaria che ha determinato la fine di quella fase storica denominata prima repubblica. A dire il vero era già la seconda repubblica, giacché la prima è morta con l’omicidio di Aldo Moro. In ogni caso, questa ricorrenza va ricordata per le sofisticate tecniche con le quali la classe politica sottraeva denaro pubblico per organizzare le proprie attività: il finanziamento illecito ai partiti.

Da allora la classe politica non ricorre più  a tecniche sopraffine, visto che ogni giorno leggiamo notizie di corruzione talvolta “alla luce del sole”, penso alle recenti truffe sull’eco-bonus.

A mio avviso il danno che la corruzione arreca è assai minore dell’incompetenza dei politici nel gestire le risorse pubbliche. Nel breve periodo la cattiva amministrazione, fatta di conflitti d’interesse, può certamente determinare seri danni, ma nel lungo periodo la carenza di preparazione degli amministratori ha un effetto dirompente. Pensiamo a quanti provvedimenti vengono annullati o revocati per errori di valutazione, non dettati da abuso d’ufficio ma semplicemente dall’incapacità di fare la scelta migliore, quella più corretta e non corrotta.

Ecco perché nel trentennale di Tangentopoli vorrei proporre un seminario di formazione gratuita agli amministratori locali.

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IL GOVERNO VA SOTTO MA NESSUNO URLA DIMISSIONI

La politica a volte è priva di logica, almeno così sembra. Negli anni abbiamo sempre sentito urlare “dimissioni, dimissioni!” ogni qualvolta un disegno di legge del Governo veniva bocciato, in tutto od in parte, da un ramo del Parlamento. L’ultimo a subire questa contestazione è stato Giuseppe Conte, già (mai) leader dei pentastellati.

Ieri il Governo ha subito due bocciature su altrettanti emendamenti proposti dalla Lega e relativi al nuovo provvedimento sullo stato di emergenza che, è bene ricordarlo, in Italia vige dal 31 gennaio 2020. Due anni di emergenza e di deroga alla carta costituzionale, ormai carta straccia per gran parte delle forze politiche. Continua a leggere

DOPO LA RIFLESSIONE …

In questi giorni riflettevo che lo stato di emergenza di sei mesi dichiarato dal governo il 31 gennaio rende scontata qualsiasi battuta, commento, critica, osservazione o giudizio. Siamo in milioni collegati ai social network, senza le nostre “abitudini”: Così Giuseppe Conte ha più volte ribattezzato i diritti e le libertà fondamentali costituzionali nella conferenza facebook della notte del 20 marzo che ha prodotto l’unico risultato di incrementare il numero di follower della sua pagina con 400.000 nuovi utenti. Anche la mi analisi critica sulla crisi sanitaria e sulle colpe del Governo è sostanzialmente riportata in decide di articoli e post disseminati nella rete.

Sono poi centinaia di migliaia gli italiani che usano il web ed i social come “sfogatoio di massa” per lamentare il proprio disagio, mentre il mainstream (tv e quotidiani) ci continua a mettere davanti i nostri morti. Ieri abbiamo superato il picco di decessi dell’influenza grave del 2019 ma non per questo siamo tutti spacciati. Anzi.

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TRA CONVENTION ED ASSEMBLEE DOVE VANNO I CATTOLICI

Coloro che hanno seguito il mio impegno politico sanno che, dopo il sostegno elettorale agli amici candidati del Popolo della Famiglia alle amministrative 2016, ho deciso di interrompere quell’esperienza perché non ne condivido il metodo. Nelle scorse settimane molti amici mi hanno onorato di contattarmi per coinvolgermi in iniziative e valutare di riprendere un attivismo che metta al centro la dottrina sociale cattolica.

Le elezioni non sono alle porte e quindi non è necessario accelerare i tempi per maturare decisioni o scelte di un aspirante che – in assenza delle necessarie condizioni – non ha avuto l’ordine del dottore di fare politica. Molti, invece, vanno in giro con i certificati falsi.

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